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Scritto ascoltando: Y-Titty feat. MC Fitti – #Hashtag

Sono ormai passati anni e tanti, tantissimi tweet, da quando in Twitter fecero capolino le prime parole precedute da quello strano simbolo, il #. Se prima dell’era social la maggior parte di noi (su, ammettetelo!) lo conoscevano esclusivamente per la sua presenza (pressoché inutile) sulle tastiere di telefoni e cellulari, oggi è diventato un elemento onnipresente (e troppo spesso invadente) su tutti i principali social  (sul tema vi consiglio questo ottimo post di Francesco Ambrosino).

L’idea (geniale) di utilizzarli come elemento in grado di aggregare messaggi su una precisa tematica si è lentamente persa nelle “mode”, dando vita a quegli odiosi post con una sequela di incomprensibili e intuili parole precedute da cancelletto…. Sì, quelli per la serie #love #photooftheday #followme #follow4follow #like4like e così via. Avete presente?!?

Mode che gli ha fatto superare i confini del social d’origine, portandoli ben presto ad essere integrati anche su altri canali come Instagram, Google+ e Facebook, canali dove spesso il loro utilizzo pratico fatica a trovare significato. Un esempio è proprio Facebook, dove la disabitudine degli utenti (no, non sono gli stessi di Twitter) unita ad un motore di ricerca interna non performante, ne rende l’uso assai poco strategico per i brand.

È giunto il momento di dire basta allora?!? Solo se desiderate privarvi di una risorsa tanto rilevante… come tutti gli strumenti, se ben utilizzati, anche gli hashtag possono rivestire un ruolo chiave all’interno di una strategia social/web. In molti casi possono infatti divenire veri e propri fil rouge, elemento di raccordo  per campagne di comunicazioni multicanali e crossmediali (in parte anche per l’offline).  Le odierne campagne devono districarsi sempre più in una moltitudine di media, rischiando spesso di frammentarsi, e “perdendo” così gran parte del loro disegno generale. La capacità di aggregare contenuti e di “sopravvivere” sulla quasi totalità del mondo web, rende quindi gli hashtag uno strumento di raccordo unico e dalle grandi potenzialità.

Non solo. Questa capacità di aggregare diventa ancor più fondamentale in chiave di word of mouth, rendendo possibili campagne realmente “social”, in grado di coinvolgere in prima persona i fan ed i loro contenuti. Cosa di meglio che realizzare una comunicazione che sfrutti l’advocacy degli utenti stessi e la viralità di un passaparola digitale?

Un esempio in questo senso c’è lo fornisce Vespa con il suo progetto #vespaexperience, in cui dietro questo hashtag (direi ottimamente scelto) proponeva ai propri fan di raccontare il legame con la mitica due ruote firmata Piaggio. Un progetto interessante, capace di creare forte engegament e produrre contenuti “orizzontali”, non provenienti esclusivamente dal brand ma da persone comuni, quelle stesse persone con cui i futuri compratori potrebbero più facilmente riconoscersi.

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Una campagna originale, che sfrutta in maniera intelligente le potenzialità degli hashtag e di nuovi interessanti tool come Tagboard e Fliptù, capaci non solo di fare ricerche di contenuti marchiati da hashtag, ma di creare vere bacheche interattive che li raccolgano. Bacheche che possono essere facilmente integrate su siti web o utilizzate per visualizzare contenuti in real-time (soluzione interessante per rendere “social” eventi e spettacoli).

Real-time appunto, lo stesso real-time che sta sempre più prendendo piede e che probabilmente sarà il principale campo in cui gli hashtag troveranno utilizzo lato business. Basti pensare al legame tra social e tv, in cui i telespettatori possono interagire in diretta, vedendo i propri commenti (ovviamente griffati da hashtag) apparire all’interno di un programma. Una prassi già ampiamente diffusa con successo negli USA e che da noi è ancora in fase embrionale, utilizzata da alcune trasmissioni mainstream (Amici, Grande Fratello).

Siete finalmente convinti delle potenzialità degli hashtag?!? No?!? Ok, se vi dicessi che possono essere addirittuta utilizzati come comando per azioni concrete vi ricredereste?!? Se la risposta è sì potete già cominciare a farlo… con American Express basta un hashtag per accedere e pagare servizi o prodotti in offerta, con Amazon basta twittare  #AmazonCart per aggiungere un prodotto al proprio carrello, o con #MySkyRec è possibile registrare il proprio programma preferito.

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Soluzioni certo ancora ai primi passi, ma capaci di ricordarci che con gli #hashtagnonsischerza.

E voi come utilizzate gli hashtag?!? Li vedete come strumento per brand e aziende?!? Ditemi la vostra!