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Scritto ascoltando: Ben Harper – With My Own Two Hands

Chi mastica di web e soprattutto social ha da anni un nemico/amico contro cui ogni giorno confrontarsi. Un elemento che ogni social media coso rispetta e teme, certo del suo essere elemento chiave capace di sancire vittorie e sconfitte nella comunicazione social. L’algoritmo, da bistrattato tema di matematica liceale (mai del tutto digerito) a divinità che regna sull’universo social, condizionando cosa gli utenti debbano o non debbano vedere. Una divinità a cui l’uomo, come il prometeo della leggenda, sta rubando il fuoco, riprendendosi quel doveroso ruolo centrale.

Mettete da parte le visioni distopiche alla Terminator. L’era dell’uomo non è mai stata così florida, anche nel digital. Se Facebook da anni ha scelto la strada dell’algoritmo per gestire e domare l’immensa mole di contenuti che popola la newsfeed, gli altri social stanno percorrendo una strada diversa, una strada dal lato umano.

Snapchat, Instagram, YouTube e Twitter ben consci del loro essere sempre più non semplici social bensì piattaforme di contenuti. Realtà che prosperano e generano valore con i contenuti appunto e che quindi hanno la prioritaria necessità di porre attenzione su quest’ultimi, lavorando al meglio per proporre la giusta storia alla persona giusta. Un compito non certo facile, che molto spesso si è dimostrato troppo gravoso per  una macchina e che sta spingendo queste realtà ad affidarlo a redattori umani.

Niente di cui stupirci. Altre aree della comunicazione web avevano palesato necessita simili. Mi viene in mente la sentiment analysis per esempio, dove il fattore umano per identificare il reale parere di un post è fondamentale per la sua corretta riuscita. O per esempio l’affair Barilla di #sospasta dove l’ironia di un utente e la stupidità di un bot avevano dato vita ad una piccola crisi (forse non tutte le macchine sanno che il cane non è un un granché come ingrediente per la pasta).

Non a caso registriamo grandi novità a proposito. YouTube sta usando redattori per dar vita ad una pagina dedicata alle breaking news, Instagram dà vita a pagine tematiche (vedi @music) dove inserire le migliori foto, Snapchat sta acquistando consensi con le Live Stories, persino Apple assume giornalisti per riconoscere notizie di valore. Twitter non poteva essere da meno, soprattutto ora con il lancio di Lightning, la nuova funzione per creare flussi di tweet legati a particolari eventi di massa.

Ed è proprio con Lighting che prende vita la expert human curation:

Project Lightning segnala il desiderio di abbracciare due cose. La prima si chiama expert curation, anzi expert human curation. Gli algoritmi basati sulle macchine non sono l’unico modo di far emergere i migliori contenuti e offrirli in modo attraente agli utenti. La seconda ragione: Project Lightning fornisce una piattaforma per i nostri altri contenuti video, quelli di Vine e Periscope

Questione di attenzione, quella degli utenti, quella che i diversi social combattono per conquistare. Una sfida che sempre più si combatterà a suon di contenuti qualitativi e che necessità del fattore umano per essere vinta. Professionisti del settore media, giornalisti, redattori: ecco i nuovi valori aggiunti delle company, risorse il cui giudizio diventa parametro chiave su quali siano i contenuti da mostrare e quale social meriti conseguentemente la nostra attenzione.

Un concetto ben riassunto dalle parole di Kevon Systrom:

Il Santo Graal deve comunicare alle persone ciò che sta succedendo ora. Il gap tra ciò che accade nel mondo e ciò che tu conosci di questa cosa sta diventando sempre più piccolo. Io penso che siamo tutti in una gara tra aziende aziende per fornirti quell’informazione.

Snapchat con più di 40 curatori assunti è probabilmente la realtà più avanti in questo senso. Le altre stanno cercando di creare strutture e processi in cui team umano e macchina lavorino al meglio per raggiungere i risultati previsti. Instagram si basa ancora fortemente su un algoritmo, lasciando la parte di curation finale al suo community team. Twitter sta assumendo una decina di curatori cercando di dar vita dai 7 ai 10 flussi di eventi al giorno. Il trend comuqnue è questo e chi prima chi poi saranno in molti i social che si dovranno adattare.

Un ritorno al passato che certamente non guasta e che porta ad una umanizzaizone, anzi una ri-umanizzazione, di canali, i social, che per loro stessa natura dovrebbero esserlo. Perché non esiste rete sociale senza il ruolo chiave dell’individuo. Qualcuno pare essersene scordato, per fortuna non tutti!