Matteo Achilli scelto come ambassador per una campagna d’influencer marketing. Questa la scelta del noto brand di moda Manuel Ritz (ndr. brand che adoro) nell’ambito della campaign SS 2016. Faccende di un anno fa direte, ma non proprio perché forte della visibilità ottenuta da Achilli con l’uscita del film The Startup, Manuel Ritz ha deciso di rispolverare la partnership inserendola nell’attuale #manuelritzclan. Gran parte dei contenuti social dell’ultime settimane sono griffate Matteo Achilli.

Bene o male purché se ne parli, no?!? A voi la scelta.

#manuelritzclan

Una campagna, quest’ultima, totalmente orientata alla partnership con influencer, utilizzati da brand come rappresentanti del suo stile, della sua filosofia. Talmente forte il legame da addirittura creare una vera e propria crew di ambassador.

Un progetto molto ampio che vede coinvolte figure di settori molto diversi (sport in primis) e che dovrebbe puntare su attività a lungo termine dato il ruolo del clan.

Andrea Iannone, Filippo Magnini, Fabio Basile, i ragazzi della Lube di Macerata nel volley sono alcuni degli influencer scelti da Manuel Ritz con discreti risultati.

Una campagna molto “d’immagine”, che non punta a creare molto altro che contenuti brandizzati dagli influencer. Per la serie si poteva fare di più, ma che probabilmente si gioca molto con la riproposizione di Achilli.

Matteo Achilli: scelta di un Ambassador

È innegabile che l’ampia esposizione degli ultimi mesi ottenuta da Achilli sia un bust importante per un brand, certo così di ottenere l’awareness desiderata. Se ciò può essere certamente vero per i media tradizionali (tv e stampa) così non è per il luogo dove la campagna dovrebbe vivere e prosperare: il digitale.

Analizzando i contenuti creati su Matteo Achilli da inizio 2017 ad oggi con Crimson Hexagon ed il supporto degli amici di The Fool ci si accorge di quanto il volume non sia enorme come immaginato.

Sono 1.053 i contenuti trovati, 998 dei quali nell’ultimo mese. Dati non banali, sia chiaro, ma minimamente paragonabili a quelli di altri influencer esposti ai media televisivi (basti pensare a Fedez di cui avevamo parlato per la campagna con perugina).

manuel ritz e matteo achilli

Affinità e sentiment

Uno dei punti chiave in fase di selezione è senza dubbio l’affinità tra brand e influencer. Bene, qui probabilmente ci siamo. Matteo rappresenta (o dovrebbe) quella nuova generazioni di imprenditori del mondo digital, nuovo target a cui Manuel Ritz vuole parlare e che dovrebbe aiutare rendere più giovane la sua immagine.

Ma l’affinità non basta. Quando creiamo una campagna con un influencer noi gli demandiamo l’immagine del brand, nel bene e nel male. Le sue buone o cattive azioni mineranno di riflesso la reputazione dell’azienda. Se la figura selezionata viene fermata per guida in stato di ebrezza o rilascia dichiarazioni “scorrette”, ad esempio, rischieremo di produrre più danno che vantaggi.

Per questo l’analisi della reputation è un’attività vitale, perché bene o male l’importante è che se ne parli oggi giorno non va più di moda. Ed è proprio questo passo che pare aver passato o sottovalutato Manuel Ritz.

L’uscita del film e lo storytelling alquanto esagerato su Egomnia hanno portato visibilità, ma anche la reazione rabbiosa del mondo digital (e non solo). L’esplosione di contenuti web e social du Achilli è infatti per lo più legata a questa polemica con un sentiment a dir poco negativo.

manuel ritz e matteo achilli sentiment

Una reputation che non può non segnare la campagna e soprattutto il suo impatto. Ecco un piccolo esempio:

 

A ciò si aggiunge l’ironia, l’elemento più evidente nei post su Achilli dell’ultimo mese e non certo un vantaggio per un brand del lusso come Manuel Ritz.

L’impatto di Achilli su #manuelritzclan

Ok la reputation, ma qual è l’impatto di Matteo Achilli sulla campagna di #manuelritzclan? Continuando l’analisi vediamo che nei contenuti web che vedono coinvolto Achilli non appaiono praticamente mai riferimenti al brand o alla campagna.

Idem per le affinities, gli altri interessi di cui parlano nel web coloro che hanno prodotto contenuti su Achilli. Pochissimi riferimenti al mondo del lusso e della moda. Dati che non dicono tutti forse, ma che sicuramente raccontano di un impatto limitato.

A ciò si aggiungono numeri sui social non certo entusiasmanti. Una media inferiore alle 100 interazioni sui post Instagram della campagna con protagonista Matteo Achilli.

Conclusioni

Vista dati alla mano la scelta di Matteo Achilli pare portare con sé più rischi che vantaggi. L’impatto è infatti stato minimo e le problematiche ed i rischi reputazionali invece consistenti. Un partnership più spinta dall’offline che non dal mondo digital, ma che vive proprio nell’errore di dover prosperare in ambito web e social.

Con queste premesse il progetto diventa molto più una questione vicina all’advertising più classico che al valore relazionale e condiviso proprio dell’influencer marketing: non c’è infatti volontà di sfruttare al meglio le qualità dell’ambassador, ma solo la sua popolarità.